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Il bias di genere nella sanità




Ogni anno, l’8 marzo, il mondo celebra la giornata internazionale della donna. Questa giornata non è solo un'occasione per celebrare i successi e i contributi delle donne in tutti i settori della vita, ma anche per confrontarsi con le sfide ancora presenti nel raggiungere una società veramente equa e inclusiva. L'anno scorso ci siamo occupati delle disuguaglianze salariali, evidenziando quanto sia urgente agire per porvi rimedio. Questo argomento, purtroppo, rimane un problema rilevante in molte parti del mondo, richiedendo ulteriori sforzi e azioni concrete per garantire la parità retributiva tra uomini e donne.


Quest'anno vorremmo, invece, ricordare come anche nel campo della sanità, l'uguaglianza di genere sia un tema fondamentale. Spesso, le donne si trovano, infatti, ad affrontare sfide uniche quando si tratta di diagnosi e trattamento delle malattie, a causa della diversità dei sintomi e della mancanza di consapevolezza di tali differenze. Molte condizioni mediche presentano sintomi e segni diversi o comunque meno tipici nelle donne, il che può portare a errori diagnostici, rischi di sottovalutazione, ritardi nella cura e addirittura alla mancata diagnosi. La discriminazione di genere nella diagnosi medica è un problema critico che ha gravi ripercussioni sulla qualità dell'assistenza sanitaria ricevuta dalle persone, colpendo in modo sproporzionato le donne e i generi marginalizzati, ma avendo conseguenze negative per tutti, e contribuendo alle disuguaglianze globali in campo sanitario.



Uno studio danese riportato su NBC News ha evidenziato come le donne vengano spesso diagnosticate anni dopo gli uomini per le stesse malattie: le donne in media ricevono diagnosi di malattie quando hanno circa quattro anni in più rispetto agli uomini, evidenziando un ritardo nella diagnosi che coinvolge molte patologie, compreso il cancro e le malattie metaboliche come il diabete.



Dalla letteratura emerge come questo fenomeno sia trasversale per molte tipologie di malattie, di carattere prettamente medico o psichico, più o meno gravi. Ad esempio, le donne spesso sperimentano più dolore cronico degli uomini ma vengono frequentemente sottovalutate o etichettate con cause psicologiche per i loro sintomi. Questa disparità nella diagnosi può portare a un supporto medico inadeguato e a conseguenze sulla salute mentale per le donne. Inoltre, concezioni errate su alcune condizioni, come i disturbi emorragici, hanno storicamente causato ritardi nella diagnosi per le donne. Anche le malattie cardiache, un'altra area influenzata dalla discriminazione di genere, si manifestano in modo diverso nei maschi e nelle femmine. Tuttavia, la mancanza di consapevolezza su queste differenze spesso porta a minori diagnosi e a un inadeguato trattamento delle malattie cardiache nelle donne.



Allo stesso modo, le malattie autoimmuni e le condizioni di salute mentale spesso vengono trascurate o sottovalutate nelle donne, causando un trattamento tardivo e peggiori esiti di salute. Basta pensare alla sottovalutazione dell’incidenza dei disturbi depressivi ed ansiosi in gravidanza e nel puerperio, molto spesso etichettata e spiegata come “non è nulla, sono gli ormoni” e che, se trascurati, portano a gravi conseguenze per la madre e per il futuro nascituro. Per portare un altro esempio, la depressione, una delle condizioni mentali più comuni, viene diagnosticata più frequentemente nelle donne rispetto agli uomini, anche quando i sintomi tra i sessi risultano identici. Infine, questo fenomeno è ben visibile per quanto riguarda la diagnosi di autismo in bambine e donne, la sintomatologia si mostra differente e molto spesso non viene riconosciuta o mai diagnostica. Questi ritardi nella diagnosi e la sottodiagnosi possono avere conseguenze significative influendo sulla loro accessibilità ai servizi di supporto, all'intervento precoce e all'assistenza sanitaria specializzata. Inoltre, possono contribuire a una maggiore marginalizzazione e isolamento sociale.



La spiegazione definitiva di questo fenomeno è multifattoriale: la causa di queste differenze potrebbe essere attribuibile ad una combinazione di fattori genetici ed ambientali, ma anche a possibili pregiudizi nel sistema sanitario (a volte espliciti ma molto spesso impliciti). Il sessismo, profondamente radicato nelle pratiche mediche, perpetua la discriminazione di genere. Pratiche storiche, come l'esclusione delle donne dai trial clinici, hanno comportato lacune nella conoscenza su come le malattie e i trattamenti influenzino le donne. La sotto-rappresentazione delle donne nella ricerca medica e nelle posizioni di leadership aggrava ulteriormente la discriminazione di genere nell'assistenza sanitaria. Inoltre, il sessismo istituzionale e l'assenza di protezioni legali contro la discriminazione basata sul genere contribuiscono alle disparità sistemiche. Si inseriscono, in questo contesto, anche motivazioni legate al contesto e alla società in cui viviamo. Le aspettative sociali riguardanti il comportamento maschile e femminile possono influenzare la percezione dei sintomi mentali, ma anche di quelli fisici. I professionisti sanitari possono essere influenzati da stereotipi di genere quando valutano i sintomi dei pazienti. Anche una volta diagnosticata, la gestione dei disturbi può variare in base al genere del paziente.



In sintesi, la discriminazione di genere nei disturbi riflette e perpetua gli stereotipi di genere presenti nella società. Affrontare questi pregiudizi richiede un impegno collettivo per promuovere la consapevolezza, l'educazione e l'accesso equo al trattamento per tutte le persone, indipendentemente dal loro genere. Solo attraverso un approccio inclusivo e sensibile alle differenze di genere, possiamo garantire che coloro che soffrono di disturbi mentali ricevano il supporto e la cura di cui hanno bisogno per guarire e vivere una vita soddisfacente.


Per affrontare efficacemente la discriminazione di genere, è essenziale promuovere una maggiore consapevolezza e advocacy per l'uguaglianza di genere anche nella diagnosi medica. I professionisti della salute devono essere formati per riconoscere e affrontare le differenze di genere nei sintomi e nelle presentazioni delle malattie. Inoltre, si dovrebbero finanziare ricerche atte a raccogliere dati normativi di presentazione di sintomi, così come negli effetti di farmaci e terapie nel genere femminile. Inoltre, le istituzioni mediche e i professionisti devono lavorare attivamente per eliminare i pregiudizi, oltre che nella ricerca e nella pratica clinica, anche nelle politiche sul posto di lavoro. Ciò include la promozione della diversità di genere nelle posizioni di leadership, garantendo una rappresentanza equa nella ricerca e promuovendo una cultura di inclusività e sensibilità alle differenze di genere.

Mentre celebriamo la giornata internazionale della donna, riflettiamo quindi sull'importanza di promuovere l'uguaglianza di genere anche nella diagnosi e nel trattamento delle malattie. Solo attraverso un impegno collettivo possiamo garantire che tutte le donne abbiano accesso a cure tempestive, accurate e appropriate.


Buona giornata internazionale della donna a tutte le donne del mondo!

 



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