In questi giorni sta circolando online, attraverso vari canali, un sondaggio sponsorizzato dal nostro Ordine Professionale volto ad indagare il pensiero e le opinioni della nostra categoria professionale inerenti il Codice Deontologico che disciplina la professione psicologica. Scopo di tale iniziativa è quello di rilevare possibili criticità che caratterizzano il nostro Codice al fine di provare a porre loro rimedio in futuro.
Un nobile intento se non fosse che tale questionario è in primis aperto a qualunque persona, psicologə e non. Il questionario è infatti disponibile a chiunque senza requisiti d’accesso, come anche la semplice richiesta del numero di iscrizione all’Albo, e per tale motivo i suoi risultati sono facilmente manipolabili. Ed è esattamente quello che sta succedendo in queste ore. Un gruppo di 3 Associazioni ovvero:
il Coordinamento Nazionale Scuole Psicoterapia
la Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia
la Società Italiana di Psicoterapia
sta tempestando specializzandə iscrittə alle Scuole di specializzazione, ma anche coloro che hanno semplicemente partecipato ai loro Open-Day, di mail volte a pilotare tale sondaggio (online su alcuni gruppi Facebook gira il testo completo) con un obiettivo ben preciso: fare in modo di impedire l’uso della terapia a professionistə non psicoterapeutə attraverso la modifica di specifici articoli del nostro Codice Deontologico.
A detta di tali soggetti sarebbe infatti indispensabile introdurre delle modiche nel Codice Deontologico degli Psicologi al fine di riservare espressamente l’esercizio di ogni forma di “terapia” solo a psicologə abilitatə alla psicoterapia, escludendo di fatto non solo tuttə coloro che abusano in maniera impropria di tale termine come counselor, life-coach o altre figure non professionali, ma anche psicologə non psicoterapeutə.
La motivazione dietro tale richiesta sembrerebbe essere quella della tutela della cittadinanza che potrebbe essere minacciata da professionistə incompetenti nel fare il loro mestiere. Come Associazione concordiamo nel mettere giustamente dei confini ben delimitati a chi possa occuparsi di terapia e chi no, ma all’interno di questi confini lə psicologə, a prescindere dalla sua formazione post-abilitazione, ci deve rientrare a tutti gli effetti.
L'articolo 1 della legge 56/89 disciplina infatti la nostra professione specificando quali siano gli atti tipici della professione psicologica, i quali comprendono strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico, oltre al ricomprendere altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tali ambiti.
Come si può quindi pensare che la terapia psicologica non sia materia da psicologə? Poco ma sicuro questa invece non deve essere ad appannaggio di categorie altre che di psicologico non hanno la ben che minima traccia o formazione accademica e professionale.
Inoltre anche l’articolo 21 del Codice Deontologico, non a caso uno degli articoli più citati nelle loro "istruzioni", parla chiaro definendo che sono specifici della professione di psicologo tutti gli strumenti e le tecniche conoscitive e di intervento relative a processi psichici (relazionali, emotivi, cognitivi, comportamentali) basati sull’applicazione di principi, conoscenze, modelli o costrutti psicologici. Viene dunque da pensare che non si possibile neanche lontanamente concepire il fatto che vi siano tecniche psicologiche o strumenti specifici ad uso esclusivo di una parte della nostra categoria professionale: e di fatto è proprio così. È infatti lə psicologə, anche in questo caso a prescindere dalla sua abilitazione alla psicoterapia, l’unica figura professionale detentrice di tali competenze. Chiunque dica il contrario mente per propria ignoranza o conscio di farlo.
Lə psicologə difatti si forma, accademicamente e attraverso la formazione continua, su materie psicologiche ed è materia psicologica anche la creazione di un intervento breve, medio e lungo che sia. Inoltre è possibile considerare terapeutico un qualsiasi intervento o atto che attenga alla cura, psichica o fisica che sia. Non è dunque pensabile di escludere proprio lə psicologə dal fare ciò.
Troviamo innanzitutto riprovevole e scandalosa una simile azione intrapresa da professionistə iscrittə ad un altro ordine volta ai danni della nostra categoria professionale, interferendo intenzionalmente su una eventuale modifica del Codice Deontologico degli Psicologi.
Inoltre, ci stupiamo per l’ennesima volta di una mancata presa di posizione pubblica e chiara da parte del CNOP e del suo Presidente sulla vicenda preferendo, ancora una volta, rimanere criptico scrivendo articoli sibillini su testate giornalistiche.
In secondo luogo riteniamo assurdo che una simile manipolazione delle risposte possa avere una qualsiasi validità quando verranno analizzate le risposte a tale sondaggio. Dal testo della mail in questione si evince chiaramente il tentativo di letteralmente guidare le persone a rispondere in una specifica maniera di modo da indirizzare l’esito dello spoglio relativo le risposte.
Ci chiediamo quindi quale sia stata la ratio dietro alla creazione di tale questionario e sopratutto come sia stato possibile che non si sia pensato a un criterio di selezione per la sua compilazione. Verrebbe quasi il dubbio che ci troviamo di fronte a un’enorme incompetenza dell’istituzione che dovrebbe rappresentare e tutelare la categoria o a un’intezione malevola da parte di chi lo ha promosso, e sinceramente non sappiamo dire quale tra le due opzioni sia la peggiore.
Se vuoi sostenere la nostra Associazione nelle sue iniziative per la valorizzazione e la difesa della professione di psicologo puoi farlo diventando socio/a al costo simbolico di 10€ per l'intero anno, cliccando al seguente link: https://www.liberaassociazionepsicologia.com/diventa-socio-1.
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