Come vi avevamo già accennato ormai più di un mese fa, stiamo assistendo ad un attacco nei confronti della professione psicologica attraverso cui - tramite la richiesta di una maggiore definizione della disciplina psicoterapeutica - si intenderebbe modificare il Codice Deontologico introducendo delle forti limitazioni alle attività consentite allə psicologə.
Secondo quanto proposto dal “Movimento per la Psicoterapia”, infatti, lə “psicologə non psicoterapeuta” sarebbe abilitatə a svolgere esclusivamente attività di promozione e prevenzione, in quanto “qualora il destinatario della prestazione avesse una diagnosi clinica di psicopatologia”, la sua presa in carico sarebbe ad esclusivo appannaggio di coloro che possiedono l’abilitazione alla psicoterapia, che sarebbero dunque legittimatə a svolgere attività di diagnosi, abilitazione e riabilitazione, a dispetto di tuttə ə psicologə che allo stato attuale e in diversi contesti operano nel campo della clinica.
La novità degli ultimi giorni è che sembrerebbe che il CNOP stia valutando seriamente le modifiche avanzate, sebbene su questo aspetto non ci siano ancora informazioni ufficiali.
Ci troviamo quindi in una fase delicata ma, fortunatamente, ancora preliminare in cui però è possibile avanzare delle riflessioni: prima fra tutte il fatto che allo stato attuale la categoria psicologica, direttamente coinvolta nella vicenda, sembrerebbe non avere voce in capitolo.
La seconda riflessione riguarda invece coloro che hanno avanzato la proposta che, ricordiamo, consistono in un gruppo di scuole di psicoterapia, ovviamente private e, come tali, portatrici di interessi che (inutile dirlo!) dall’eventuale revisione del CD trarrebbero enormi vantaggi, soprattutto dal punto di vista economico.
Infine, emerge un ulteriore tema, non meno rilevante, ma che può affiorare solo guardando da vicino questo “Movimento per la Psicoterapia”, composto prevalentemente da medicə psichiatrə che – nonostante la loro appartenenza ad un’altra categoria professionale (appunto, medica) – sembrerebbero voler avanzare delle pretese nei confronti di qualcosa a loro apparentemente estraneo.
Alla luce di tutto ciò, ci chiediamo dunque: siamo veramente consapevolə di quali sarebbero tutte le possibili implicazioni di un cambiamento di tale portata? Siamo dispostə a cedere al ricatto (politico ed economico) secondo cui solo una ristretta quota di professionistə sarebbe formalmente abilitata ad occuparsi di clinica – cosa ovviamente ben diversa dalla presunta “competenza” a cui spesso in modo denigratorio ci si riferisce?
La nostra risposta potrete averla intuita, ma confidiamo che anche il CNOP possa nel frattempo porsi le stesse domande e agire di conseguenza, anche alla luce delle imminenti elezioni degli ordini regionali e, conseguentemente, la futura consiliatura nazionale.
Qualora ciò non dovesse avvenire, state certə che ci troverete in prima fila per tutelare la professione psicologica e l’utenza tutta in nome di quel Codice Deontologico che, forse, è troppo spesso inapplicato.
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