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Psicologia scolastica: la grande assente al Ministero

È notizia degli ultimi giorni la volontà, da parte del Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara, di introdurre all’interno del contesto scolastico la figura del “docente tutor”.


Stando alle ultime dichiarazioni rilasciate, tale figura verrà inserita - a partire dalle scuole secondarie - all’interno di ogni gruppo classe (attualmente, i gruppi classe a cui il Ministro fa riferimento sono oltre 370 mila) e sarà individuata tra il corpo docente già in servizio che, su base volontaria, potrà partecipare a corsi di formazione gratuiti incentrati su competenze di tipo prevalentemente psicologico e pedagogico (a dispetto delle normative inerenti la professione psicologica secondo cui è vietato l'insegnamento di strumenti psicologici a persone estranee alla professione stessa).





L’obiettivo ultimo sarebbe quello di intervenire per una “personalizzazione dell’insegnamento e per il contrasto alla dispersione scolastica”.


Ma di cosa si occuperebbe, andando nello specifico? Secondo quanto enunciato, il o la docente tutor “in team con gli altri insegnanti, dovrà seguire quei ragazzi con maggiori difficoltà di apprendimento ma anche quelli molto bravi che magari in classe si annoiano e che hanno bisogno di accelerare”; si occuperebbe poi di orientamento in merito alla prosecuzione degli studi, in un’ottica di costante dialogo con le famiglie, e di coordinamento del lavoro deə colleghə docenti.


Dunque, riepilogando, il o la docente tutor si dedicherebbe a:

  • sostenere studenti e studentesse con “difficoltà di apprendimento”;

  • sostenere “studenti meritevoli”;

  • accompagnare le famiglie nei percorsi di orientamento nella scelta del percorso scolastico e lavorativo più “opportuno”;

  • coordinare il lavoro di colleghə insegnanti.

Basandoci sulle descrizioni di tali funzioni, esse sembrerebbero essere espressione di competenze proprie di diverse figure professionali attualmente già esistenti, come quella di “coordinatore di classe”, insegnante di sostegno e, infine, psicologə.


Ci fa perciò riflettere la proposta del Ministro che intenderebbe inserire nel sistema scolastico una figura ibrida, al momento difficilmente definibile anche da un punto di vista contrattualistico ed economico, soprattutto alla luce del taglio di 4 miliardi di euro previsti per il settore dell’istruzione.


Ribadiamo con determinazione, invece, l'esigenza della realizzazione di un progetto di psicologia scolastica che permetta l’assunzione di professionistə già competenti in merito al tema dell’apprendimento e a quanto ad esso connesso, che avrebbe però forse più a che fare con la valorizzazione delle risorse individuali piuttosto che con i concetti riduzionisti di merito e performance.


Come precedentemente esposto, per L.A.Psi. rimane infatti essenziale prevedere all’interno del contesto scolastico una figura professionale che possa servirsi delle proprie competenze e conoscenze psicologiche col fine di intervenire in modo adeguato e complesso sulla formazione di insegnanti ed educatori/educatrici, sul rapporto scuola-famiglie, nonché sulle specificità di apprendimento di studenti e studentesse.


Ciò che L.A.Psi. propone, come specificato all'interno della nostra proposta ufficiale di psicologə scolasticə, è la presenza di unə psicologə che operi in modo diversificato in base ai gradi scolastici e alle fasi evolutive delle persone: attraverso un intervento di tipo consulenziale negli Asili Nido e nelle Università (rivolto ai caregivers nel primo caso, e agli studenti e alle studentesse nel secondo); tramite interventi gruppali (indirizzati a studenti, studentesse e docenti) e sportelli di ascolto nelle scuole primarie e secondarie.


Si tratta di una proposta che, come purtroppo poco frequentemente accade, ha tenuto conto delle indicazioni e delle aspettative che ragazzi e ragazze hanno nei confronti della psicologia e del supporto psicologico nelle scuole, spesso assente o saturo, e di ciò che il sistema scolastico pensiamo debba prevedere: un accompagnamento duraturo nel tempo in ogni aspetto formativo ed educativo degli studenti e delle studentesse e non un appiattimento normativo come quello paventato dall’introduzione della figura di docente tutor.

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